snake 2023
Eccomi qui a esperienza conclusa ormai da diverso tempo, le emozioni hanno avuto il tempo di sedimentarsi, questo caos di sensazioni, di eccitazione, dolore e soddisfazione si sta depositando e inizia a formarsi una superficie, uno strato su cui appoggiare delle nuove solide basi che mi accompagneranno per il percorso che ho deciso di intraprendere.
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Ho imparato che le cose belle arrivano solo dopo un enorme impiego di energia da parte del corpo e di costanza da parte della mente.
Andare in Africa a fare questa spedizione di sopravvivenza mi ha fatto cambiare opinione verso il sacrificio, verso i dolori fisici e psicologici, mi ha fatto capire che non sono indici di fallimento, non sono indicatori di quanto stai sbagliando ma al contrario, sono passaggi assolutamente necessari per poter vivere delle esperienze uniche che cambieranno per sempre la nostra vita, che ci renderanno una versione migliore, più equilibrata e più sicura, più consapevole di noi stessi.
Infatti durante queste esperienze che chiedono così tanto al tuo fisico e alla tua mente, tutto viene messo in dubbio e rimescolato, un pò come quando rovesciamo un cassetto pieno di cose per rimetterlo in ordine
Vivi costantemente tra la voglia di mollare a la paura di farlo perchè pensi da una parte a tutte le comodità che sono a casa ad aspettarti e dall’altra a tutto quello che ti perderai, al grande rammarico che avrai se deciderai di arrenderti, a me è successo due volte, la prima alla fine del secondo giorno di cammino in savana.
Il caldo era insopportabile, avevo sete, i piedi mi scoppiavano e sembravano diventati troppo grandi per le mie scarpe, volevo mollare e ci sono andato davvero vicino, non so bene cosa mi ha fatto resistere, so solo che ho iniziato a mettere un piede davanti all’altro e un passo alla volta sono andato avanti, non pensavo alla fine del percorso ma solo a fare il passo successivo, e poi a quello dopo e alla fine sono arrivato in fondo.
La seconda volta è successo durante la salita del Kasigau, anzi durante la preparazione, eravamo in questa piccola fattoria nel villaggio di Bongule, un posto magico, avevo montato la mia amaca e realizzai che l’indomani la tregua sarebbe finita, avrei dovuto smontarla e partire per la scalata del Kasigau, avevo appena raggiunto un pò di pace e riposo dopo la traversata della savana, mi ero finalmente fatto una doccia, o meglio mi ero lavato in una bacinella d’acqua ma che per me in quel momento valeva come una un bagno in una vasca idro-massaggio, avrei potuto dire -non c’è la faccio rimango qui qualche giorno- avrei potuto andare in giro e visitare i villaggi vicini e la sera tornare nella mia comodissima amaca, il pensiero che mi ha spinto ad andare è stato lo stesso che ho avuto in savana, la testa mi diceva -vai pensa solo al prossimo passo, metti un piede davanti all’ altro e provaci-
e alla fine sono partito all’ alba con i miei compagni.
Siamo arrivati in cima nel pomeriggio e oggi inorridisco al pensiero di essermelo potuto perdere, per fortuna la mente mi ha aiutato e sono sicuro che se non avessi attraversato la savana, se non avessi toccato con mano il mio limite della sete, della fame e della fatica non sarei mai partito, e quando da lassù ho potuto vedere tutta la strada che avevo fatto insieme ai miei compagni, quando mi sono reso conto che guardando verso il punto di partenza non riuscivo a vederlo, ho iniziato a piangere, non potevo credere di aver fatto tutta quella strada a piedi, in Africa!
Ero passato in mezzo a tantissimi ostacoli, e non intendo “solo” leoni e leopardi, ma ragni serpetti e scorpioni, malattie come tifo, colera e malaria, tutti questi percoli sono lì e non devi affrontarli a muso duro perchè perderesti, ma devi conviverci, devi accettarli e stare alle loro regole, devi essere sempre concentrato e non metterti le mani in bocca, non devi andare in “bagno” da solo perchè sarebbe troppo pericoloso e non puoi farlo se prima non hai sbattuto forte i piedi sul terreno per allontanare vipere soffianti e cobra, non puoi ripararti all’ombra senza prima aver guardato in alto e controllato che sui rami non ci siano ragni o serpenti, o sdraiarti senza prima aver pulito il terreno, ogni sera devi controllarti attentamente, partire dai piedi per vedere se ci sono parti arrossate, piccoli tagli o vesciche, continuare con il corpo per cercare zecche o punture, se abbassi la guardia la savana ti frega, lei non scherza, per lei non è un gioco, se dicidi di sfidarla devi accettare le sue regole.
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Tutto questo mi è passato nella testa lassù, mentre guardavo l’orizzonte che nascondeva il punto da dove ero partito.
"questo è uno dei Setup che si può adottare per dormire nella savana, ma che in realtà vale un pò ovunque sia caldo.
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Materassino per isolarsi dal terreno, coperta in pile perché anche nei luoghi più caldi la sera la temperatura scende e cala l'umidità quindi serve uno strato di protezione tra noi e l'aria
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E una bella zanzariera robusta che protegga si dalle zanzare ma come in questo caso anche da scorpioni e altre creature che possono raggiungerti la notte"
L’Africa, e il modo in cui ho deciso di viverla, mi ha fatto abbracciare il dolore e il sacrificio, mi ha fatto capire che solo la sofferenza può fortificare e insegnare, solo il dolore può farti passare la paura, quindi non scappare, guardalo in faccia, affrontalo e anzi, ricercalo, perchè la vera forza la trovi mentre resisti per superarlo.
Sebastiano, mio compagno d'avventura e Daniele Manno, istruttore e paramedico della spedizione
Il cibo che abbiamo portato per la spedizione:
Farina, riso, arachidi, caffè solubile, tè e soia
da sinistra verso destra: Andrea e Sebastiano, miei compagni in questa avventura, Daniele Manno e Antonella
Antonella compagna di viaggio e di ricordi indimenticabili come quando abbiamo fatto i chapati nella savana, ha filmato e raccolto i pensieri e le testimonianze di tutti i membri della spedizione
Antonio e Fiorella, coppia nella spedizione e nella vita e anche compagni insostituibili
Daniele dal canto, istruttore di sopravvivenza e capo della spedizione snake 2023